Storia della Radioterapia
La radioterapia nacque nel ‘900 e fu la conseguenza degli studi e delle applicazioni delle scoperte della fisica alla medicina. All’inizio del ‘900 si iniziò a parlare di raggi e radiazioni, che oggi distinguiamo in ionizzanti e non ionizzanti. Inizialmente furono scoperti i raggi X (lettera con la quale si voleva indicare una radiazione elettromagnetica non ancora ben definita) grazie alle scoperte di Wilhelm Röntgen effettuate con tubi catodici ad alto voltaggio, in grado di produrre radiazione elettromagnetiche ad alta frequenza. Rontgen osservò che i raggi prodotti, oltre ad essere in grado di impressionare materiali fluorescenti, erano in grado di passare attraverso i tessuti biologici, producendo su una lastra un'immagine che rappresentava le diverse densità dei tessuti attraversati. L’approccio ai raggi X divenne multidisciplinare tanto che cominciarono ad esserne studiati effetti e potenzialità anche in medicina. L’effetto dei raggi sui tessuti biologici fu presto investigato, in particolare con riferimento alla cute. Si scoprì che una esposizione prolungata poteva creare infiammazione e lesioni nella zona esposta, si cominciò a sfruttare questa proprietà delle radiazioni per trattare malattie cutanee quali: lupus, tinea, ipertricosi e anche tumori come gli epiteliomi. Inizialmente non si sapeva ne se l’eccesso di irraggiamento potesse essere dannoso ne se potevano esserci danni a lungo termine, ma veniva solo considerato l’effetto acuto dei trattamenti. Quasi negli stessi anni i coniugi Curie scoprirono il Radio, un nuovo elemento in grado di produrre radiazioni senza l’utilizzo di un tubo catodico. Presto fu chiaro che questo materiale aveva effetti biologici simili a quelli dei raggi X, come sperimentato da Becquerel, il quale dopo aver tenuto in tasca un tubo contenente radio per molte ore, notò che sulla cute circostante si era formata un’ustione. Negli anni seguenti vennero scoperte altre fonti di radiazioni come l’uranio, furono scoperti nuovi raggi (alfa, beta, gamma) e dopo la costruzione dei reattori nucleari si iniziò a produrre gli isotopi. Tutte queste scoperte gettarono le basi per la radiodiagnostica, la medicina nucleare e la radioterapia, tuttavia, in questo senso mancavano ancora molti tasselli alla conoscenza dei raggi e delle radiazioni, del loro effetto biologico, inoltre mancava ancora un metodo clinico necessario per definire dose, tempi e modalità di somministrazione. Ad oggi sono noti i concetti di Dose (Dose Assorbita, Dose Equivalente, Dose Effettiva) e di frazionamento, ovvero la suddivisione della Dose in più parti o cicli, che a sua volta può essere convenzionale, ipofrazionato, iperfrazionato. Esistono numerose modalità con cui fornire la radioterapia, che sono studiate in base al tipo di malattia da trattare: la teleterapia o radioterapia esterna, la brachiterapia o radioterapia interna, la terapia con radioisotopi. Inoltre è importante considerare che oltre alle numerose modalità e alle conoscenze circa dose e frazionamento, oggi esistono numerose linee guida approvate a livello internazionale che vengono costantemente aggiornate e migliorate per garantire la migliore efficienza ed efficacia terapeutica possibili.Formazione e società scientifiche in Radioterapia
Per ottenere il titolo di medico chirurgo specialista in Radioterapia, in Italia è previsto il conseguimento della Laurea in Medicina e Chirurgia, della durata di 6 anni, e la Specializzazione in Radiodiagnostica della durata di 4 anni. Discipline afferenti alla Radioterapia sono: l’Oncologia, la Radiodiagnostica, la Chirurgia Generale, la Neurochirurgia, la Ginecologia, l’Urologia. Le principali società scientifiche di riferimento in Radioterapia sono: in Italia la Associazione Italiana Radioterapia Oncologica (AIRO), in Europa la European SocieTy for Radiotherapy and Oncology (ESTRO) e in America la American Society for Radiation Oncology (ASTRO).Dr. Francesco Tafuri - Medico Chirurgo
Revisionato da
Dr. Emanuele Urbani
medico di medicina generale