Le demenze fanno paura, distruggono completamente l'identità di chi ne è affetto. Ma perchè non si possono curare? Oggi cercherò di farti capire un po' meglio cosa si nasconde dietro queste malattie così terribili.
Tutti noi abbiamo conosciuto parenti o conoscenti con una demenza, questo perché la prevalenza di tali malattie è in aumento, soprattutto a causa dell'incremento dell'età media della popolazione.
Che cos’è la demenza?
Quando ci tagliamo un dito distruggiamo un certo numero di cellule della nostra pelle, tuttavia le cellule sottostanti si moltiplicano e rimpiazzano quelle morte, consentendo la guarigione. Nel cervello, invece, questo non succede: quando le cellule cerebrali (i neuroni) muoiono, non vengono rimpiazzati e si verifica una perdita irreversibile di materia cerebrale.
Se la perdita di materia cerebrale coinvolge quelle aree del cervello che svolgono le funzioni nervose superiori (il pensiero, la parola, il riconoscimento dei volti, l'orientamento nello spazio...) ecco che si sviluppa la demenza.
Tecnicamente, infatti, per demenza si intende un decadimento cognitivo cronico progressivo.
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Non hai capito molto?
Vediamo le parole una per volta:
- Decadimento: il cervello perde alcune funzioni che possedeva, come la memoria. Ben diverso è il ritardo mentale, dove il cervello di un bambino non acquisisce mai alcune capacità.
- Cognitivo: colpisce le aree del cervello che svolgono le funzioni nervose superiori, come il pensiero astratto,la memoria, il comportamento, il riconoscimento di cose e persone… Non necessariamente c’è il coinvolgimento di altri ambiti, come il movimento o la sensibilità.
- Cronico: il decorso della malattia è lento nel tempo. Ben diverso è lo stato confusionale acuto, che compare improvvisamente a causa di un fattore scatenante (come un ricovero ospedaliero o un’infezione) e scompare al risolversi dello stesso.
- Progressivo: la malattia inizia con dei sintomi molto lievi e sfumati, ma progredisce lentamente conducendo inevitabilmente ad un grave quadro terminale.
Il cervello è suddiviso in cinque lobi: frontale, parietale, temporale ed occipitale. Ognuno di essi svolge precise funzioni. Ad esempio, la zona frontale si occupa di gestire l’appropriatezza del comportamento, il linguaggio, le attività automatiche (guidare, andare in bibicletta, farsi la barba..). La zona parietale, invece, è suddivisa in tantissime aree diverse che sono deputate all’esecuzioni di funzioni specifiche, come il riconoscimento di forme geometriche e l’orientamento nello spazio. Il lobo parientale è quello che consente di svolgere adeguatamente la propria attività lavorativa, mentre il lobo frontale gestisce il comportamento del soggetto.
Demenza: quali sono i sintomi?
Nella fase terminale tutte le demenze sono simili tra loro perché coinvolgono tutto il cervello.
Inizialmente, invece, demenze diverse hanno sintomi diversi a seconda della funzione svolta dalla parte del cervello in cui inizia il processo degenerativo. Per questo motivo, in base ai sintomi iniziali, possiamo suddividerle in demenze parietali e frontotemporali.
La demenza parietale, il cui esempio tipico è l’Alzheimer, coinvolge inizialmente le porzioni del cervello che si occupano della memoria. Il sintomo più precoce è quindi una perdita della memoria a breve termine: all’inizio dimenticanze innocenti ma costanti e continue in una persona che prima non le commetteva (dove si sono lasciate le chiavi di casa, cosa si è mangiato a pranzo), ma progressivamente gli errori diventano sempre più gravi (dimenticarsi di pagare le bollette, non presentarsi agli appuntamenti).
L’espansione del danno comporta il coinvolgimento di aree deputate ad altre funzioni specifiche del lobo parietale, come l’orientamento dello spazio, il disegno, il riconoscimento dei volti, i calcoli matematici. Ecco che il paziente non riesce più a trovare il bagno di casa, non è più in grado di continuare propria attività lavorativa… In seguito, si perde la memoria a lungo termine: non si riconoscono più i familiari, si apparecchia per i cari ormai defunti. Addirittura, alcuni pazienti si allontanano dal proprio domicilio per raggiungere la casa in cui hanno vissuto durante l’infanzia. Nelle fasi terminali viene colpita la porzione frontale: si perde la memoria procedurale (il paziente diventa incapace di lavarsi e vestirsi… Interessante notare che fino a questa fase questi pazienti riescono a guidare senza particolari difficoltà!) e infine il controllo del comportamento (diventano apatici, aggressivi, inappropriati).
La demenza frontotemporale, invece, comincia dove l’Alzheimer finisce: la regione frontale è la prima a morire. Il primo sintomo è quindi rappresentato dalle turbe del linguaggio ma, soprattutto, del comportamento: uno stato di apatia che assomiglia alla depressione (in un paziente senza precedenti psichiatrici) oppure, al contrario, un’eccessiva disinibizione, con comportamenti sessualmente inappropriati, aggressivi, sboccati. Le funzioni nervose specifiche non sono indebolite e ciò consente a tali pazienti di continuare per molto anni a svolgere il proprio lavoro regolarmente! Soltanto nelle fasi più avanzate la malattia coinvolge anche le restanti aree cerebrali: vengono intaccate memoria e capacità lavorative, con il conseguento crollo del funzionamento in tutti gli ambiti della vita. Il quadro terminale è indistinguibile da quello delle altre demenze.
Demenza senile e pseudodemenza
Il termine demenza senile è ormai obsoleto: essere anziani non è una condizione sufficiente per diventare dementi. Qualsiasi demenza, anche se insorge a 90 anni, può essere inquadrata in una patologia specifica (solitamente, l’Alzheimer).
La pseudodemenza, invece, è una condizione psichiatrica dove la perdita delle capacità cognitive è dovuta ad una malattia psichiatrica sottostante. Solitamente questi pazienti hanno una lunga storia di malattia psichiatrica e tendono ad esagerare i propri deficit cognitivi. Il vero demente, invece, si vergogna dei propri disturbi e cerca di dissimularli il più possibile.
Demenza: come si diagnostica?
La diagnosi è inizialmente molto difficile proprio per la sintomatologia molto sfumata, ma con il passare del tempo diventa spesso abbastanza semplice. Esistono dei test psicologici che aiutano ad individuare precocemente un quadro clinico compatibile con la demenza, uno dei più utilizzati è certamente il Mini-Mental State Examination (MMSE).
Fonti:
Olney NT,Spina S, Miller BL. Frontotemporal Dementia. Neurol Clin.2017;35(2).339-374.
Bird TD.Alzheimer Disease Overview. 1998 Oct 23, Updated 2018 Dec 20
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