La cardiotocografia (CTG) è un esame molto diffuso in ostetricia per la valutazione del benessere del feto in ambito prenatale e della presenza, frequenza ed entità delle contrazioni dell'utero della madre durante il parto.
In cosa consiste la cardiotocografia
La cardiotocografia quindi registra contemporaneamente la FCF (frequenza cardiaca fetale) e le contrazioni uterine.
L’esame è semplice, non invasivo e privo di rischi sia per la mamma che per il bambino. Al di fuori del travaglio la sua durata è di circa 20-30 minuti e si esegue poggiando due trasduttori sull’addome materno che vengono mantenuti in posizione mediante due fasce elastiche. Il primo trasduttore, il toco, si posiziona sull’addome materno a livello del fondo dell’utero e rileva le contrazioni. Il secondo trasduttore è una sonda ad ultrasuoni che rileva la frequenza cardiaca fetale e che l’operatore poggerà sull’addome materno in base alla posizione del bambino. Durante il travaglio il CTG può o essere intermittente oppure continuo.
La registrazione della FCF può essere esterna mediante un trasduttore esterno oppure interna mediante un elettrodo che viene applicato sullo scalpo fetale. Le contrazioni uterine vengono registrate sempre mediante trasduttore esterno.
I parametri da considerare nella valutazione del CTG sono la linea di base, la variabilità e la presenza o meno di accelerazioni e decelerazioni.
La linea di base ossia la linea di frequenza cardiaca basale media è rassicurante se compresa tra 110-120 e 160 bpm. Si parla di tachicardia quando la linea di base è superiore a 160 bpm e di bradicardia quando la linea di base è inferiore a 110 bpm.
La variabilità della linea di base è definita dall’ampiezza e dalla frequenza delle oscillazione della FCF attorno alla linea di base e si definisce rassicurante se >5 bpm.
Le accelerazioni sono un aumento transitorio della FCF di 15 o più bpm e della durata almeno di 15 secondi. La presenza di accelerazione è sintomo di benessere fetale.
Le decelerazioni sono una diminuzione transitoria della FCF, possono essere lievi, medie e gravi. Nella forma media e grave se persistono per lungo tempo possono alterare i meccanismi di compensazione del feto.
Devono essere inoltre presenti i MAF (movimenti attivi fetali) ossia i movimenti fetali percepiti dalla gestante.
A cosa serve la cardiotocografia
La cardiotocografia può essere eseguita durante il travaglio oppure nelle ultime settimane di gravidanza. In quest’ultimo caso trova indicazione in tutte le situazioni in cui si voglia verificare lo stato del feto: fornisce infatti, elementi utili non solo per accertare un'eventuale compromissione fetale ma anche, e soprattutto, per confermarne il benessere.
Non esistono controindicazioni alla sua esecuzione.
Normalmente la cardiotocografia viene iniziata a partire dalla 37° settimana e salvo indicazioni specifiche, l’esame si ripete una volta a settimana fino al parto.
La cardiotocografia è particolarmente utile quando la gravidanza giunge oltre il termine previsto per il parto e il bimbo non accenna a nascere. In questi casi è opportuno eseguire un’attenta valutazione del benessere fetale. Dopo la 40° settimana la cardiotocografia (CTG) bisettimanale e il controllo del Liquido Amniotico (Amnyoid Fluid Index AFI) sono considerati due test altamente sensibili per rilevare precoci segni di sofferenza e quindi stabilire il momento del parto.
Ilaria Vairo - Ostetrica
Revisionato da
Dr. Emanuele Urbani
medico di medicina generale